Pneumatici e consumo di carburante: quanto incidono?
Il ruolo nel consumo carburante dei pneumatici può essere definito cruciale: la resistenza al rotolamento è un parametro spesso sottovalutato delle gomme auto, ma in realtà essenziale per capire se si hanno a bordo coperture realmente efficienti. Per tale ragione è in aumento il numero di automobilisti che controlla all’interno dell’etichetta europea la voce relativa alla resistenza al rotolamento dei pneumatici che intende acquistare, per capire se consentono un buon risparmio di carburante. Su questo parametro non influiscono solo le caratteristiche tecniche della gomma e le tecnologie impiegate nella sua realizzazione, ma anche la manutenzione nel tempo e più nello specifico la pressione di gonfiaggio: infatti gomme sgonfie aumentano la resistenza al rotolamento e perciò pure i consumi. Vediamo però numeri alla mano quanto può far risparmiare dal benzinaio un set di gomme con bassa resistenza al rotolamento.
Resistenza al rotolamento: come funziona?
Prima di addentrarci nell’analisi sull’incidenza dei pneumatici nel consumo di carburante, può essere utile spiegare brevemente cos’è la resistenza al rotolamento e in che modo funziona (per quei pochi automobilisti che ancora non lo sanno…). Si tratta di una forza che agisce in direzione contraria a quella del moto del veicolo quando il pneumatico rotola sulla superficie stradale e tale forza deve essere vinta dalla spinta del motore per permettere all’auto di avanzare. Maggiore è questa spinta, maggiore sarà anche il consumo di carburante. Disporre di gomme con una bassa resistenza al rotolamento significa dunque diminuire lo sforzo richiesto al propulsore del veicolo e di conseguenza i suoi consumi. Per fare un esempio pratico, ridurre del 6% la resistenza al rotolamento significa ottenere una diminuzione del consumo di carburante dell’1%.
Quali fattori incidono sulla resistenza al rotolamento?
Sono diversi i fattori relativi ai pneumatici capaci di incidere sulla resistenza al rotolamento, a partire dal peso, dalla struttura e dalle dimensioni delle gomme. Una coperture più leggera è in grado di garantire minori consumi, poiché sarà inferiore la sua resistenza. Oltre a questo aspetto, sono determinanti pure il disegno del battistrada e la disposizione dei tasselli, nonché la composizione della mescola; ad esempio, le gomme in cui sono presenti maggiori percentuali di silice e butadiene sono soggette a una minore resistenza al rotolamento. In fatto di dimensioni, poi, anche la larghezza è un elemento da tenere in considerazione in correlazione con la resistenza aerodinamica: basti pensare che pneumatici più stretti di 1 cm riducono tale resistenza dell’1,5%. In sostanza, perciò, gomme più leggere e più strette impattano di meno sui consumi di carburante, a patto però che tale “vantaggio” non venga vanificato da mescole e design del battistrada che invece aumentano la resistenza al rotolamento.
L’importanza della tecnologia nelle gomme di nuova generazione
Ciò che emerge con maggiore chiarezza è l’importanza dell’evoluzione tecnologica nei pneumatici di nuova generazione. Per ottenere una bassa resistenza al rotolamento, sono diversi i parametri che devono essere studiati al fine di elaborare soluzioni specifiche che consentano di raggiungere il punto di equilibrio ideale in tal senso: gomme performanti, affidabili e che siano in grado di limitare i consumi di carburante. Come abbiamo visto, questo si ottiene con mescole e design del battistrada messi a punto in maniera certosina proprio per raggiungere l’obiettivo; com’è logico, ciò richiede importanti investimenti in sede di ricerca e sviluppo ed ecco perché le gomme con una bassa resistenza al rotolamento possono essere considerate evolute, è inevitabile dunque che presentino anche un costo superiore che si ripaga però, appunto, con un minor consumo di carburante nell’arco del ciclo vitale del prodotto.
Come capire quando un pneumatico offre una bassa resistenza al rotolamento?
Lo strumento utile per comprendere l’incidenza di una gomma sui consumi di carburante è l’etichetta europea, obbligatoria per legge per tutti i pneumatici in vendita nel nostro continente. Fra le voci presenti all’interno di questo documento che accompagna le coperture in commercio, troviamo anche la resistenza al rotolamento, i cui valori sono espressi attraverso una scala da A a E, riportata tramite il simbolo di una pompa di benzina, in modo che sia intuitivo e facile da individuare. I pneumatici di classe A sono ovviamente i più efficienti e fra una classe e l’altra c’è una differenza di 0.1 litri in più consumati ogni 100 chilometri. Questo significa che il divario fra una gomma appartenente alla classe A e una di classe E è di quasi 0.5 litri, quindi circa mezzo litro in più di carburante consumato ogni 100 chilometri. Un aspetto che non va assolutamente trascurato, soprattutto per coloro che percorrono molte migliaia di chilometri ogni anno.
Quali sono i pneumatici con una resistenza al rotolamento minore?
Grazie all’etichetta europea, è piuttosto agevole individuare i pneumatici che garantiscono una bassa resistenza al rotolamento: sono quelli che appartengono alle classi A e B. I meno efficienti risultano invece dalla classe C in poi e sarebbe da evitare l’acquisto delle coperture appartenenti alle classi D e E, poiché gomme con una resistenza più marcata al rotolamento possono portare a un incremento dei consumi di carburante addirittura sino al 20%, in concomitanza con una scarsa manutenzione del pneumatico. Si tratta di casi limite ovviamente ma non così infrequenti, dovuti al fatto che probabilmente gli automobilisti non si rendono conto che circa un quinto del carburante presente all’interno del serbatoio viene consumato per vincere la resistenza a causa della scarsa efficienza e manutenzione delle coperture presenti a bordo dell’auto. Uno spreco di soldi notevole, tenendo in considerazione il costo elevato raggiunto dai carburanti negli ultimi anni.
In che modo la manutenzione delle gomme incide sulla resistenza al rotolamento?
La resistenza al rotolamento non è influenzata solamente dalle caratteristiche tecniche delle gomme, bensì anche dalla loro manutenzione. Nei pneumatici sgonfi la resistenza aumenta in maniera notevole poiché è superiore la superficie di battistrada a contatto con la sede stradale e risulta maggiore l’attrito, richiedendo uno sforzo supplementare al motore (0.3 bar di pressione in meno incrementano del 6% la resistenza al rotolamento); dunque pure con gomme efficienti e tecnologicamente evolute si possono riscontrare consumi elevati se non vengono sottoposte a regolari verifiche della pressione di gonfiaggio. È da controllare in media ogni 3-4 settimane circa per assicurarsi che sia sempre corretta secondo quelli che sono i valori specificati dal produttore dell’auto (e che sono indicati all’interno del manuale d’uso del veicolo). Questo parametro è essenziale per permettere ai pneumatici di funzionare al meglio e garantire quindi anche una bassa resistenza al rotolamento, che si traduce in media in 5 pieni di carburante in meno nell’arco del ciclo vitale delle coperture. Un impatto tutt’altro che marginale, no?